Pratico la lentezza

venerdì, aprile 25, 2008

Mi incateno pure io


Grazie Ritaz, speriamo di poterne parlare presto anche dal vivo!


La catena si chiama «le sei cose che mi piace fare» e ne copio qui sotto il regolamento.
REGOLAMENTO:
- indicare il link di chi vi ha coinvolti
- inserire il regolamento del gioco sul blog
- citare sei cose che vi piace fare e perché
- coinvolgere altre sei persone
- comunicare l’invito sul loro blog

http://ritazampolini.wordpress.com/

1) Stare sull'erba o in mezzo al mare, lontano da tutti i rumori della città e della folla, perchè solo in questo modo riesco a sentirmi essere umano e a dialogare con il mondo o chi per lui;

2) Ascoltare blues, rock, soul e musica classica, perchè è l'unica medicina per il mio carattere umorale;

3) Lavorare per contribuire a qualcosa di giusto e buono per la società, perchè credo sia uno degli scopi più importanti che ognuno di noi debba perseguire;

4) Costruire relazioni umane vere, perchè credo siano la cosa più preziosa che ci accompagna ogni giorno;

5) Leggere, perchè non c'è stimolo più efficace per mantenere viva la fantasia;

6) Mangiare un bis di minestre cappelletti e strozzapreti, perdonatemi la brusca sterzata, ma sono troppo buoni e di soli principi non si campa!
;)

Adesso incateno:

http://www.valeriobalbi.eu/
http://iosonosenzaaggettivi.blogspot.com/
http://riccardo-isola.blogspot.com/

mercoledì, febbraio 13, 2008

Riporto questo documento di Laura Piretti perchè lo considero come risposta assai pertinente agli ultimi attacchi che certi personaggi in cerca di consenso, o di lavaggi gratuiti di coscienza, hanno avanzato sulla 194, dimostrando totale disinteresse per la salute delle donne e per un diritto che a tutte, credenti e non, è garantito nelle democrazie più avanzate d'Europa.



194 un dibattito finto e questioni vere
Laura Piretti, coordinamento nazionale dell'UDI- Unione donne in Italia

Non v'è dubbio che seguendo l'attuale dibattito sulla 194 si ha una strana impressione.
La questione dei termini entro cui poter praticare l'aborto terapeutico (da restringere secondo le ultime istanze che chiedono a partire da questo la revisione della legge), è presto caduta. Non stabilendo la 194 quei termini che si chiede con accorati appelli di cambiare, la prassi medica fin'ora in uso (24 settimane, ma già la Mangiagalli e San Paolo di Milano sono scese a 22-21) può decidere, senza toccare la 194, se e quando adattarsi alle nuove frontiere di vitalità del feto supportate dalle nuove tecnologie. Bene dunque ha fatto la ministra Turco a fare questo e tutti gli altri quesiti che ritiene necessari al consiglio Superiore di Sanità.
La strana impressione di cui parlavo prima è però legata proprio a questo vuoto di contenuti, alla surreale sensazione di un copione già scritto "a prescindere", una messinscena che ogni tanto deve essere recitata, di cui si possono individuare protagonisti, registi, spettatori o meglio spettatrici. Non che manchino interventi di donne, della politica e non solo; noi dell'UDI, per esempio, come in altre occasioni come questa, siamo qui a scrivere, a promuovere incontri con la stampa, tuttavia ritengo vi sia ugualmente una sorta di eloquente "attesa" da parte di molte di noi, e una parziale rinuncia a ribattere colpo su colpo, articolo su articolo, comunicato su comunicato.
Stiamo prendendo fiato? Stiamo cercando di capire meglio da che parte, questa volta, si pensa di muoversi per la "soluzione finale"? stiamo guardandoci attorno per vedere se siamo sveglie o se Giuliano Ferrara che paragona le donne al boia e qualcuno lo ascolta è solo un incubo? stiamo pensando e preparando qualche cosa? Stiamo misurando fino in fondo la fondatezza della nostra campagna "50E50 ovunque si decide" perchè siamo sicure che in un Democrazia paritaria tutto ciò non potrebbe accadere.
Tutte queste cose insieme, probabilmente.
D'altra parte, come al solito, e neppure questa è una novità, le nostre voci hanno poco spazio, molto meno di quello dato ai protagonisti di questa recita: protagonisti, attorgiovani, caratteristi e comparse, sempre maschi e/o clerici. La novità vera, quella strana impressione di cui parlavo è che questa volta ce ne importi poco e che di questo dibattito al maschile che avvenga nelle anticamere della politica o nelle sagrestie vaticane, siamo per lo più, in questo momento, attente spettatrici.
Intanto a Bologna, alcune donne dell'UDI, avvocate, fanno sapere (e di questo hanno già informato l'Ordine dei farmacisti) che procederanno con un esposto alla Procura per "interruzione di pubblico ufficio" contro ogni farmacista che, anche dietro presentazione di regolare ricetta medica, si rifiuti di fornire il farmaco per la contraccezione di emergenza, e pensiamo che altre iniziative analoghe si stiano muovendo su tutto il territorio nazionale. L'UDI nazionale, che ha aderito alla proposta radicale di chiedere che tale farmaco sia esentato dall'obbligo di ricetta, sarà punto di riferimento per collegare e promuovere fra le donne questo tipo di iniziative.
L'odierno attacco alla legge 194 è incominciato ed è proseguito, senza soluzione di continuità, dall'estate del 2005, con l'allora ministro alla sanità Storace, che bloccò la sperimentazione di Torino sulla RU486 e incominciò a chiedere una "verifica" , oggi diventata "tagliando", della legge più verificata d'Italia, (proprio come scrupolosamente chiesto per lo smaltimento dei rifiuti in Campania, per le norme sulla sicurezza sul lavoro, nonchè sui dati della violenza contro le donne), ma ebbe il suo vero avvio con la legge 40, sulla fecondazione medicalmente assistita e i diritti di persona attribuiti al concepito, con la discesa in campo delle gerarchie ecclesiastiche per il fallimento del referendum abrogativo.
Naturalmente basta un po' di memoria storica per ricordarsi che anche prima di allora e sempre, ad intervalli regolari, la legge 194 è stata oggetto di attacchi, improvvisi o a lungo preparati. Negli ultimi 4-5 anni, tuttavia, tali attacchi trasversali, trasudanti valori universali, e/o di principio, talvolta quasi mistici, talvolta tanto umani (ma non femminili, per carità, che cosa centra l'umano con il femminile?) da diventare "naturali", e dunque "prescientifici", hanno avuto un costo altissimo per il paese, come non si era verificato in altre occasioni.
Un costo in laicità, per esempio, che i nostri ometti al comando, ai tempi del clero guerriero scatenato contro il referendum abrogativo della legge 40, hanno pagato per continuare a governare impunemente, possibilmente senza le donne (però in nome delle donne, come è ovvio). Quale alleanza migliore, per il PTM (partito trasversale maschile), di una teocrazia senza donne, quale quella rappresentata dai vertici delle gerarchie ecclesiastiche?
Piena applicazione e nuove frontiere per la vitalità del feto
La richiesta di verifica e di cambiamento della 194 dell'estate 2005 e poi per tutto il 2006 -tra parentesi l'anno dell'esplosione, nella cronaca e nella politica, della questione della violenza alle donne e del femminicidio, e grazie alle donne morte ammazzate giornalmente, da un certo momento in poi, abbiamo avuto un po' di tregua sulla 194. Le donne vengono ancora brutalmente ammazzate, ma la tregua è già finita- era fatta in nome della cosidetta "piena applicazione" della legge. Il riferimento è all'art.2, quello che individua i Consultori come i luoghi preposti alla prevenzione dell'aborto, oltre che alla certificazione dello stesso. Si presentavano i Consultori come luoghi "abortiferi" per eccellenza e che, per non essere tali, avevano bisogno di "dissuasori militanti", da impegnare per dissuadere, appunto, le donne.
L'aborto non è un diritto, è un dramma da "prevenire", lo abbiamo sempre detto, mentre una legge che consente l'aborto in determinate circostanze sì, quello è un diritto. La 194 parla di "prevenzione dell'aborto" e mai di dissuasione . Prevenzione significa aiutare a risolvere, se risolvibili, i problemi che possono impedire ad una donna di portare avanti una gravidanza, ma significa soprattutto prevenire le gravidanze indesiderate.
Il passaggio infatti dal concetto di prevenzione a quello di dissuasione, quest'ultimo totalmente assente dalla lettera e dallo spirito della legge, la voluta confusione fra i due termini, caratterizzava e caratterizza tutt'ora il dibattito e alcune Regioni (es: Il Veneto) hanno ancora lì pronte per la discussione, nuove leggi che immettono nel percorso IVG, non come opportunità, ma come obbligo, un contatto con il volontariato dissuadente.
La distanza fra queste forme di presenza molesta in reparti ospedalieri e consultori e il sostegno alle maternità difficili, in rete con le opportunità offerte dal territorio, compreso il volontariato, ovviamente non solo cattolico, è evidente, ma alle proteste delle donne soprattutto e di qualche spirito libero, di entrambi i sessi, presente in tutti i partiti, le leve del comando, quelli che stanno sempre lì, quelli soprattutto che delle vere questioni non gliene importa niente, hanno prodotto tenui difese generiche della legge 194 , e veri poemi epici sulla sacralità della vita (del feto), sull'inscindibile nesso fra maternità e sacrificio fino allo spargimento di sangue che puntualmente poi avveniva nel mattatoio pubblico planetario riservato alle donne.
Ora siamo alla questione dell'aborto terapeutico, alla vitalità del feto e alla rianimazione quando e se.
In mezzo c'è stata, nel Gennaio del 2006, la manifestazione di Milano, promossa da Usciamo dal silenzio e poi, in Febbraio quella di Napoli, promossa dall'UDI e poi Venezia, nell'ottobre del 2006. Centinaia di migliaia di donne (e uomini) in piazza a dire sostanzialmente, come nel passato, "giù le mani dalla 194".
In genere si ignorano queste mobilitazioni, le lettere scritte, i comunicati, le proteste, le iniziative, si sono persino ignorati sei mesi di raccolta di firme per una nostra legge di iniziativa popolare che metta metà donne e metà uomini nelle liste per le assemblee elettive e si è anche taciuto che di firme ne sono state raccolte 120.740. Cancellano tutto e poi chiedono " dove sono le donne"?
In realtà sulla 194, così come sulla legge 40, le questioni non sono mai quelle sollevate, ed è per questo che qualsiasi risposta nel merito è inutile, la posta in gioco è altra.



La posta in gioco
Se le obiezioni sollevate alla legge 194 fossero davvero di prevenzione, ottimizzazione, miglioramento, adattamento ai progressi della medicina, comprenderebbero, oltre a potenziamento e finanziamento per i consultori (art.2) anche un'attenzione agli articoli 9 e 15 della legge , quelli nei quali si definiscono i modi e le condizioni dell'obiezione di coscienza in relazione alle responsabilità di applicazione della legge (art.9) da parte delle strutture e direzioni sanitarie e, (art. 15) si impegnano le Regioni ad organizzare corsi di aggiornamento e di formazione su contraccezione, assistenza alla gravidanza e al parto, e "sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione di gravidanza".
Ed ecco allora che incontriamo alcuni tabù, questioni cioè che mai vengono sollevate, se non dalle donne e qualche coraggioso paladino della laicità : una regolamentazione (o almeno auto regolamentazione del diritto all'obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche), un potenziamento delle tecniche che aumentano la possibilità di scelta, diminuiscono i tempi, semplificano le procedure, prima fra tutte la RU486 ; una forte campagna di prevenzione, di somministrazione, informazione sui contraccettivi, compresi quelli di emergenza, il potenziamento della rete dei consultori e il loro finanziamento, infine, ma non ultimo, una potente spinta a seriamente occuparsi dell'aiuto, a tutto campo, della donna che mette al mondo un figlio, in base alla Costituzione, ma soprattutto contro la cattiva coscienza di chi difende la maternità senza difendere le madri.
Vale a dire tutto il contrario della direzione in cui si muovono le forze che chiedono la revisione della legge.
Infatti
- L'orrenda polemica attorno alla RU486 non solo non trova nessun appiglio nella 194, ma si presenta come la più spudorata "non applicazione" della legge. Per decenni le donne italiane non hanno potuto usufruire della libertà di scelta fra una metodica chirurgica e una farmacologica, perchè esisteva un veto delle gerarchie ecclesiastiche.
Questo è un vero scoop, questa è la notizia su cui avrebbero dovuto impegnarsi gli organi di informazione. Perchè tanto ritardo? che cosa c'è dietro una tale assurdità e crudeltà verso le donne e venir meno ad ogni deontologia medica che obbliga alle prestazioni quanto più migliori è possibile?
Il fatto è che aumenta la possibilità di scelta, sottrae le donne al blocco dell'obiezione di coscienza che ritarda gli interventi, che mette l'acqua alla gola, che ostacola e ricatta tutta l'applicazione della 194, semplificando la procedura.
Eppure l'articolo 9 che riconosce ll diritto all'obiezione di coscienza (molto ampio e molto disinvolto, per la verità), prevede contemporaneamente l'obbligo di ottemperare, da parte delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, alla legge. Non quella struttura sì e l'altra no, non con la mobilità delle donne, bensì, come dice la legge, con quella del personale.
Non vi è nessuno dei promotori della revisione della 194 che accetti di mettere un tetto al numero degli obbiettori nelle strutture pubbliche, che voglia seriamente obbligare le direzioni sanitarie di farsi carico di tale "piena applicazione", nessuno che parli di togliere la convenzione a chi non applica la legge e la fa applicare a qualcun altro.
Va anche detto che se si restringono i tempi per l'interruzione di gravidanza terapeutica, vanno anche velocizzati di pari passo, neutralizzando obiezioni di comodo e vere e proprie omissioni, gli esami e i tempi della diagnosi prenatale, in modo che le donne abbiano il tempo per conoscere, riflettere e decidere, in definitiva perchè il senso della legge e le sue opportunità non vengano stravolte.
Riassumendo:
Si fa la lotta all'aborto, ma anche alla contraccezione, si chiudono i Consultori, si amplia la già smisurata possibilità di obiezione di coscienza, richiedendola anche per i farmacisti, si occulta per puro sadismo una tecnica di interruzione di gravidanza meno invasiva, e poi si invoca la scienza. Si dedica tempo e spazio alla pensosa proposta del teologo - giornalista Ferrara, quella che sta cambiando gli orizzonti morali del pianeta e dopo la quale saremo tutti migliori.
Se non fosse che hanno le leve del potere in mano sembrerebbero quello che per certi aspetti sono, una parata di incoscienti che parla di cose che non conosce. Ma sono loro a decidere, sulla base dei loro interessi, non dei nostri, dei loro equilibri politici e scambi di favori, non i bambini, tanto meno le donne sono al centro dei loro agire.
Gli attacchi alla legge, da sempre, perchè non abbastanza dissuasiva e, oggi, perchè si debbono ridefinire i termini di vita autonoma del feto, in realtà convergono verso il vero nodo della 194: l’autodeterminazione della donna, vero punto indigeribile per chi avrebbe anche chiuso un occhio su tutto il resto.
L'autodeterminazione della donna
All'inizio, quando si discuteva della legge, negli anni settanta, mentre alcuni erano per la depenalizzazione dell'aborto e basta, noi abbiamo voluto una legge che ponesse l'interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche e che lasciasse alla donna, la scelta. La compresenza di queste due cose è la miscela micidiale che i cosidetti difensori della vita non tollerano e ai quali la diminuzione degli aborti, il successo di una legge che vogliono a tutti i costi stravolgere, non interessa minimamente.
Non piace che le donne facendolo emergere dal privato e dal clandestino, attraversino, con questo dramma, una struttura pubblica, che ciò avvenga dentro il servizio sanitario nazionale e che siano loro a decidere. O rischiano di morire o pagano o si attengono a decisioni altrui: la 194, così com'è, ostacola tutte le stazioni della via crucis che avevano pensato per le donne che decidono di interrompere una gravidanza.
A proposito della legge 40 e dei diritti di persona attribuiti al concepito abbiamo detto e scritto in tutti i nostri documenti, riflettendo sul concetto di autodeterminazione, che noi, a differenza del partito del feto, partiamo sempre dalla priorità della madre. Perchè è il consenso materno che porta dal concepimento alla nascita di una persona, perchè il processo del nascere non può prescindere dal corpo della donna che accoglie.
La priorità data al feto, anzi, alla cellula fecondata, dunque addirittura in una fase di pre-gravidanza, nasconde, dietro parole apparentemente "umane", una disumanità impressionante. Tale disumana cultura è quella che, per antico vizio, diffida della donna; ricordiamo non solo Eva, il serpente e la mela, ma anche il vaso di Pandora, tanto per restare nel ristretto ambito della cultura mediterraneo-occidentale.
Se le leggi del nostro paese debbono ancora fare i conti con questa cultura nessuna meraviglia se il più delle volte dentro casa, ma anche davanti a portoni, su marciapiedi, gradini, vicoli, ovunque e ogni giorno una donna muore ammazzata o viene picchiata e violentata.
Chiediamo ai difensori della vita e alle gerarchie ecclesiastiche di pronunciarsi con anatemi adeguati, dai pulpiti delle chiese, facendo pressioni sulle coscienze dei parlamentari cattolici affinchè, grazie a leggi adeguate e giuste pene, questa mattanza finisca.
Questa volta però è diverso, pur essendo tutto uguale.
Grazie alle crociate degli ultimi anni, non solo sulla legge 40 e sulla 194, ma anche contro il testamento biologico, il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, sia omosessuali che eterosessuali, a favore della famiglia tradizionale, magari anche quella dove le donne di casa sono oggetto della violenza dei padri-mariti-fratelli padroni, grazie soprattutto al torpore morale e civile che coglie sempre di più la nostra classe dirigente, ora siamo in una società arretrata, bigotta, poco evoluta, con una democrazia più debole, oltre che incompiuta perchè mancano le donne "ovunque si decide".
Abbiamo capito che la posta in gioco è complessiva e riguarda la spartizione del potere, l'esclusione delle donne su cui tutti sono d'accordo, una restaurazione civile e sociale che quella sì, come i rifiuti della Campania, ci allontana dall'Europa.
Deve essere per questo che ascoltando sulla legge 194 le solite voci dei soliti noti, abbiamo voglia di parlare di Democrazia paritaria, di una nuova legge contro la violenza alle donne, di laicità dello Stato come bene supremo. Noi, infatti, di questo ci stiamo occupando e se a qualcuno interessa saremo ben liete di spiegarlo.

sabato, gennaio 26, 2008

Grazie Bulow, ciao.


"Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro..."
Generosità, coraggio, dignità, lealtà. Ultimamente i vuoti che si aprono sono maggiori degli spazi che si riempiono. E dopo la partenza del capitano Bulow eccoci nuovamente a fare i conti con questi limiti. Faremo tesoro delle tue lezioni.

domenica, dicembre 09, 2007

Cyberpunk e altre Utopie


Jameson a Forlì - non me lo perdo!

giovedì, ottobre 18, 2007

PD e poesia



Ecco il regalo più emozionante dell'avventura "primarie 2007" giunto da Giovanni Nadiani e dedicato a me e all'amico con cui ho condiviso questa esperienza, Massimo. (Traduzione a fondo pagina e versione audio). Ne sono onorata. Grazie Giovanni!


Giovanni Nadiani

PD=Putê Dê
(Poesia d’occasione giocosa sulla fiducia, si crede e si spera)

“Ciô ét vest e’ Grel?
A forza d’cantê u j à svigê tot!
J éra a lè ch’i durmeva
ch’i surnaceva tot cuntent
senza pinsêr a gnînt
scurzend a tota câna
e lò cun i su soci
a rugê ‘Vaffà’ int un mument
u j mandê tot cvent a e’ su paes…”

“Ciô lasa mo ch’a t’dega un cvël
me parsunalment
a so sémpar stê sveg ben
a me i bucalon i n’m’è mai piasù
a n’u m’fid a n’i n’vói savê
ch’i sèja grel in internet
o di fazon truchê in television
a me la zent u m’pis d’gvardêla int j oc
me a so ben sól un cvël
ch’un s-ciân u n’à bsögn
d’incion grel
par druvê la pröpria tësta
e pruvê d’rimigê a i grel d’ste’ temp
d’ste’ pöst d’ste’ mond ch’i n’va
par fêr tot i dè
e’ su dvêr un bisinen
tuchê so pr atachê la zent insen
par l’intarës t’tot
d’ste’ pöst d’ste’ paes e di su s-cen
argumblês al mângh
par l’unór d’Putê Dêr ins la fiducia
cvél ch’u s’pô intânt ch’u s’pô…
ét’ che ciacar ét’ che rug ét’ che Vaffà
ven a cva st’è de’ côr st’è dla vója d’lavurê
’tânt ormai cun sti prèm fred
tot i grel j è aragalê i s’è ataché a i mi maron
j à pers la vos d’pösta nenca lô
i n’sent piò i s’sent sól a surnacê
j è ormai turnê tot cvent a e’ su paes…”


PD=Poter Dare

“Ciô hai visto il Grillo? / A forza di cantare li ha svegliati tutti! Erano lì che dormivano / che russavano tutti contenti / senza pensare a nulla / scorreggiando a tutta canna / e lui coi suoi soci / a strllare ‘Vaffà’ in un attimo / li ha mandati tutti al loro paese…” // Ciô lascia mo che ti dica una cosa / io personalmente / sono sempre stato sveglio bene / a me gli strilloni non sono mai piaciuti / non mi fido / non ne voglio sapere / che siano grilli in internet / o faccioni truccati in televisione / a me piace guardare la gente negli occhi / io so bene soltanto una cosa / che una persona non ha bisogno / di nessun grillo / per usare la propria testa / e tentare di rimediare ai grilli di questo tempo / di questo posto di questo mondo che non funzionano / per fare tutti i giorni / un po’ il proprio dovere / impegnarsi per unire la gente insieme / per il bene di tutti / di questo posto di questo paese e del suo popolo / rimboccarsi le maniche / per l’onore di Poter Dare sulla fiducia / quanto si può finché si può… // Altro che chiacchiere altro che strilli altro che Vaffà / vieni qua se hai coraggio se hai voglia di lavorare / tanto ormai con questi primi freddi / tutti i grilli sono raffreddati / si sono attaccati ai coglioni / hanno perso del tutto la voce anche loro / non si sentono più si sentono solo russare / sono ormai tornati tutti quanti al loro paese…

domenica, ottobre 07, 2007

Sempre di meno


Speravo che almeno stimolasse qualche approfondimento, qualche riflessione.
E invece il volume è rimasto uguale, sempre ai livelli massimi, con acuti, stridii, e tutto quello che ci passa per le orecchie ogni giorno.
Beh allora dedico qualche parola a Marcel Marceau qui, almeno un blog non fa rumore. E dal IV secolo in poi la lettura silenziosa si è diffusa abbastanza bene.
Mi chiedo perchè, nella quotidianità di tutti, non si dia all'assenza la stessa importanza della presenza. Con Marceau, nell'assenza di suoni, di articolazioni vocali, si è arrivati ai livelli più lirici del significato, dell'espressione umana. L'essenzialità delle coreografie, del suo trucco, dei suoi costumi regalavano immense stanze all'immaginazione. I vuoti aperti e gli spazi disegnati dai suoi gesti incoraggiavano la fantasia individuale a muoversi sulle proprie gambe.
Marceau per me era un po' un Prometeo del valore che oggi soffre maggiormente.
Mi auguro che presto ne sentano tutti la mancanza.
Forse il frastuono, le luci, le immagini che si sovrappongono alle musiche che si sovrappongono ai pensieri fantastici già costruiti e pronti da assumere sono più rassicuranti e meno esigenti in termini di sforzo, chissà. Ma ci stanno inaridendo il senso di meraviglia.

giovedì, settembre 27, 2007


In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28.